È San Lazzaro ed è il 17 dicembre. Peccato che non sia anche venerdì, alla faccia della scaramanzia. Gli antipasti prolungano la stessa nota: deliziosi frittini di verdura e salumi di ogni sorta. E siamo al primo pranzo sociale di un'associazione di bambini trapiantati di ... fegato. Questa sì che è ironia! La Presidentessa: "Beh? Con il fegato nuovo si può, no?" e strizza l'occhio. Mi piace. Non lo si può neppure tenere nascosto ai nostri medici: sono tutti presenti, insieme alla squadra delle simpatiche infermiere del Day Hospital. Nonostante i turni massacranti e un trapianto appena finito, sono con noi; qualche battuta, qualche carezza, qualche bicchiere di vino, è strano vederli in borghese. Baldi, Barbera, Brunati, Calvo, Carbonaro, Romagnoli, in rigoroso ordine alfabetico. Un team pressoché perfetto (ma quanto mangia Renato?!). Ti guardi attorno, rispetto agli iscritti siamo ancora pochi, ma non è mai facile. Alcuni visi li riconosci, altri non li hai mai visti, non sai bene cosa dire, cosa chiedere, eppure ti pare di percepire familiarità. Forse perché siamo tutti accomunati da percorsi dolorosamente simili. Il posto è perfetto, una piccola sala accanto al fiume che scorre, la giornata è tersa, nonostante il vento sferzante e le foglie secche sono un tappeto rumoroso sotto le scarpe dei bambini. Dentro abbiamo voglia di trascorrere una domenica leggera, il più possibile allegra. E all'improvviso accade qualcosa che nella normalità della vita non avresti neppure annotato mentalmente: sono tutti lì, per terra. I bambini, con i loro riccioletti e gli occhi limpidi giocano con blocchetti di lego e animaletti di plastica. Per terra, insieme. Nessuno proferisce parola, sorridiamo guardandoli, ma sono certa che tutti sono andati con il pensiero al periodo dell'isolamento, quando stare in un luogo affollato era impensabile, l'anamnesi famigliare di chi veniva a trovarti un obbligo, la disinfezione di qualunque oggetto un rito e il contatto appiccicoso con altri mocciosi assolutamente fuori discussione. È questa l'immagine più bella di questa giornata, emblema degli intenti dell'associazione: ce la si può fare. Questi bambini e questi genitori, trapiantati per interposta persona, ne sono la riprova. da Annalisa dei Gamaleridi.